11.11.2011
Consigli di lettura
Book Caffè Primo Moroni
Via Quarto dei Mille 29 (PE)
Tel. 085.4429521
I consigli di lettura della settimana:
Troppa felicità di Alice Munro
Asterios Polip di David Mazzucchelli
A coney Island of the mind di Lawrence Ferlinghetti
Anima e iPad di Maurizio Ferraris
Retromania di Simon Reynolds
Felicità? Troppa felicità? Nel triplice omicidio di Dimensioni o in quello di Radicali liberi?
La felicità, in queste nuove storie di Alice Munro, sta in un inedito potere creativo, nel potenziale di spregiudicatezza e libertà della vecchiaia, quando si può guardare ancora più a fondo nel vortice della vita.
E se poi la felicità è troppa, restano le storie, dove «perfino un’epidemia a Copenaghen può trasformarsi nel flagello cantato in una ballata» e dove «idee e fatti assumono una forma nuova, appaiono attraverso lamine di limpida intelligenza»: il prisma della scrittura di una Alice Munro sempre più consapevole e mai così grande.
Alice Munro è la più importante autrice canadese contemporanea. È cresciuta a Wingham, Ontario. Ha pubblicato numerose raccolte di racconti e un romanzo. Fra i molti premi letterari ricevuti, per tre volte il Governor General’s Literary Award in Canada e il National Book Critics Circle Award negli Stati Uniti. I suoi racconti appaiono regolarmente sulle più prestigiose riviste letterarie. Dell’autrice Einaudi ha pubblicato Il sogno di mia madre (2001), Nemico, amico, amante… (2003), In fuga (2004), Il percorso dell’amore (2005), La vista da Castle Rock (2007 e 2009), Segreti svelati (2008), Le lune di Giove (2008) e Troppa felicità (2011).
“Asterios Polip” David
Mazzucchelli Coconino press
A cinquant’anni Asterios Polyp, celebre e brillante architetto, ha perso tutto. Il suo matrimonio con la giovane scultrice Hana è andato in pezzi, la sua casa è stata distrutta da un incendio. Per ricominciare fugge nell’anonimato, in una cittadina della profonda provincia americana, dove trova un lavoro come meccanico per auto.
Parte da qui l’atteso capolavoro di David Mazzucchelli: un graphic novel realizzato nel corso di dieci anni, che a partire da un singolo personaggio allarga lo sguardo fino agli orizzonti e ai temi universali del Grande romanzo americano. Come avviene in scrittori quali Pynchon, De Lillo, Philip Roth, alle cui opere questo libro è stato paragonato.
“Un graphic novel di grande ambizione: una commedia satirica dove rigore formale e sottigliezze emotive convivono in modo splendido”. – The New York Times
David Mazzucchelli nasce a Rhode Island (Usa), vive e lavora a New York. Dopo aver segnato giovanissimo con la sua impronta l’universo dei supereroi (il memorabile ciclo Born again per Devil e la miniserie Batman: Year One, entrambi su testi di Frank Miller), ha scelto una strada più personale, fondando la rivista “Rubber Blanket”, laboratorio artistico dove ha sperimentato nuove narrazioni, stili e approcci al fumetto. Ha pubblicato su testate come “The New Yorker” e “The New York Times”, e ha accettato la sfida lanciata da Art Spiegelman di adattare il romanzo di Paul Auster Città di vetro. I suoi lavori sono stati pubblicati in tutto il mondo. In Italia la Coconino Press ha tradotto Big Man, Discovering America, Phobia, Città di vetro, Asterios Polyp.
“A coney Island of the mind”
Lawrence Ferlinghetti
Pubblicata originariamente nel 1958, e da allora tradotta in tutto il mondo e venduta in oltre un milione di copie, A Coney Island of the Mind è l’opera più celebre del grande maestro della letteratura beat Lawrence Ferlinghetti, nonché a detta dei critici una delle raccolte poetiche più significative del Novecento. Irriverenti, psichedeliche, libertarie, queste quarantotto poesie scavano nel significato delle piccole cose comuni e ricompongono nel loro insieme ciò che annuncia il titolo: una «Coney Island mentale», appunto, un luna-park dell’anima.
“Ferlinghetti è il mio poeta preferito. Prima ti fa ridere, poi ti schiaffeggia con la verità. È l’unico poeta a chiedersi perché la razza umana sta cercando di suicidarsi “
Francis Ford Coppola
Ferlinghetti: Poeta, romanziere, drammaturgo, libraio, editore, pittore e da qualche anno anche “Poeta Laureato” di San Francisco: ecco i mille mestieri di Lawrence Ferlinghetti, intellettuale a tutto tondo nato nel 1919 a Yonkers, nello Stato di New York, da padre bresciano, cresciuto in Francia, approdato negli anni Cinquanta a San Francisco, che da allora è divenuta la sua patria di adozione. È lì che nel 1953 ha fondato City Lights, la prima libreria al mondo a vendere esclusivamente tascabili (ora però vende anche hardback) che ben presto diventò anche casa editrice, pubblicando fra l’altro uno dei libri di poesie più venduti al mondo, Howl and other poems di Allen Ginsberg. Lo stesso Ferlinghetti fra l’altro fu un bestseller con il suo libro A Coney Island of the Mind (pubblicato però da New Directions) che nel giro di pochi anni arrivò a vendere oltre un milione di copie. L’amicizia e il rapporto intellettuale con Allen Ginsberg, Gregory Corso, Jack Kerouac, William Burroughs, Diane DiPrima, Peter Orlowsky e gli altri beat lo fece sin dall’inizio diventare membro della cosiddetta beat generation, di cui è sempre stato l’editore di riferimento. A lui si deve anche il merito di aver pubblicato Bukowski, di cui raccolse in volume gli articoli pubblicati nella sua rubrica settimanale “Diario di un vecchio sporcaccione”.
“Anima e iPad” Maurizio
Ferraris
Che cosa c’entra l’anima con l’iPad? In apparenza, niente. La prima è quella fitta di rimorso che ci avvisa che siamo vivi e coscienti, il secondo è l’assoluto tecnologico del momento. Tuttavia, questa strana coppia ha una affinità profonda, perché la tecnica non è aberrazione, ma rivelazione e, come in un corteo, porta alla ribalta una moltitudine di cose antichissime. Quali? Anzitutto la scrittura. Tanto l’anima quanto l’iPad hanno memoria da vendere e sono dei blocchi su cui si legge, si scrive e si archivia. Sì, perché non solo il «pad» di iPad ci ricorda il blocco di carta gialla e rigata reso familiare dai legal thriller, ma la più antica immagine dell’anima, da Platone a Freud, è stata quella della tavoletta di cera, gialla anche lei, la tabula su cui si scrive e si cancella. Questa scrittura, dentro e fuori della mente, è l’origine della coscienza e del mondo sociale.
Perché la scrittura è insieme la base della realtà sociale e la base della nostra coscienza e del nostro pensiero, il cui spettro peggiore è proprio l’Alzheimer, la perdita della memoria vissuta come perdita del pensiero. Ecco perché la grande svolta tecnologica che ha caratterizzato gli ultimi trent’anni ha riguardato proprio la scrittura, e il suo emblema è oggi l’iPad. Anima e iPad sono dunque gemelli. E l’iPad, che quando è spento, con il suo schermo lucido, può servire come specchio per pettinarsi o rifarsi il trucco, quando è acceso, con la sua memoria attivata, diviene letteralmente lo specchio dell’anima.
Maurizio Ferraris (Torino, 1956), è professore associato di Estetica nell’Università di Trieste. Tra i suoi scritti troviamo: Storia dell’Ermeneutica (1988); Nietzsche e la filosofia del Novecento (1989); Postille a Derrida (1990); La filosofia e lo spirito vivente (1991); Mimica. Lutto e autobiografia da Agostino e Heidegger (1992); L’immaginazione (1996).
“Retromania” Simon Reynolds
Un tempo il pop ribolliva di energia vitale: la psichedelia degli anni sessanta, il post-punk dei settanta, l’hip hop degli ottanta, il rave dei novanta. I duemila sembrano invece irrimediabilmente malati di passato: i Police e i Sex Pistols tornano sul palco, i Sonic Youth e gli Einstürzende Neubauten rimettono in scena le loro storiche performance live, i negozi di dischi sono invasi da cofanetti celebrativi di vecchie glorie del passato. Le «nuove» band che riempiono le playlist dei nostri iPod saccheggiano e riciclano la musica dei decenni precedenti: il garage punk dei White Stripes, il vintage soul di Amy Winehouse, il synthpop anni ottanta di La Roux e Lady Gaga. Non solo la musica, ma ogni aspetto della nostra società sembra soffrire della stessa patologia. Basta pensare ai remake di film e telefilm di culto, alla moda del vintage, al revival della cultura hipster e mod. Perché non sappiamo più essere originali? Cosa succederà quando esauriremo il passato a cui attingere? Riusciranno gli artisti di domani a emanciparsi dalla nostalgia e a produrre qualcosa di nuovo? Dopo il monumentale Post Punk, <http://isbnedizioni.it/catalogo/saggistica/post-punk-reprints/> Simon Reynolds torna a stupirci con un’analisi meticolosa e provocatoria della cultura pop degli Anni Zero.
“Simon Reynolds è il critico musicale vivente più illlustre del pianeta. Antirealistico, antiretorico, antirock.” Rolling stones magazine
Simon Reynolds è il più autorevole critico musicale contemporaneo. Ha collaborato, tra gli altri, con New York Times, The Guardian, Rolling Stone, Observer, The Wire, Uncut. Isbn ha pubblicato Post-punk 1978-1984 <http://isbnedizioni.it/catalogo/saggistica/post-punk-reprints/> , Hip-hop-rock 1985-2008 <http://isbnedizioni.it/catalogo/saggistica/totally-wired/catalogo/saggistica/hip-hop-rock/> e Totally Wired <http://isbnedizioni.it/catalogo/saggistica/totally-wired/> .