Quota di partecipazione: 6 € non soci – 5 € soci (compreso aperitivo)
Info e prenotazioni: 085.4429521 – movimentazioni_pe@email.it
Docu-fiction tra rom e italiani nella periferia pescarese. Siamo tra San Donato e Rancitelli, dove convivono, cercando di ignorarsi il più possibile rom e gagé. Un giovane regista locale vuole girare un film sull’amore impossibile tra una gagé e una rom. Le sue aspettative si infrangono con una realtà molto diversa da quella immaginata … e così si ritrova a girare nella Palestra di Guido Rocco, ex boxeur, che svolge un’azione di recupero dei ragazzi del quartiere, dove si intrecciano le vite e i desideri di due ragazzi rom Moreno e Enrico e di una sinta Samira.
Spiccano nel film le collaborazioni artistiche del ROM Arcangelo Spinelli, del rapper Andrea CUBA Kabbal, del musicista Andrea Moscianese e delle musiche di Hermanos del MAT trio di Roma, album d’esordio rivelazione definito fra i migliori 100 dischi Jazz del 2011.
Titolo originale: 394- Trilogia del mondo; Regia: Massiliano Pacifico; Sceneggiatura: Massimiliano Pacifico; Fotografia: Diego Liguori; Montaggio: Massimiliano Pacifico, Diego Liguori; Origine: Italia.; Anno: 2011; Durata: 56′ ;Genere: Documentario.
TRAMA: La tournée internazionale della Trilogia della villeggiatura di Carlo Goldoni, diretta e interpretata da Toni Servillo, è approdata, in quattro anni, a Berlino, Mosca, Parigi, Madrid, Istanbul e New York. Si tratta di un lungo periodo di prove e rappresentazioni, ma anche di vita quotidiana, al di fuori dei teatri e a contatto con la realtà di città e culture diverse. Anni in cui l’esistenza privata degli attori con le sue difficoltà e gioie va avanti, così come il mondo stesso, arricchendo gli attori e i personaggi che prendono vita sul palco.
NOTE DI REGIA
“Durante quattro anni di tournée ti muore un padre, ti nascono figli, ti separi da una donna, ci sono delle guerre e tutto il tuo rapporto intimo col personaggio che stai recitando o con l’autore che stai portando in giro, s’informa di queste cose e crea quella qualità speciale.” Così Toni Servillo, in un incontro pubblico a New York, sintetizza la particolare dimensione temporale che ha accompagnato il nostro lungo progetto. Ho infatti avuto il privilegio di poter documentare in tempo reale una delle tournée teatrali più entusiasmanti degli ultimi decenni. In giro per il mondo con uno dei più grandi attori viventi ho raccolto oltre cento ore di straordinario materiale filmato. Attraverso una meditata sintesi al montaggio è nato l’appassionante racconto di un’esperienza significativa ed indelebile di arte e di vita. Non vi sono interviste dirette o intromissioni negli avvenimenti davanti all’obiettivo. Lo spettatore non dovrà avere la sensazione di guardare un documentario, ma di calarsi nelle vicende dei vari personaggi. Una testimonianza, intensa e insieme leggera ed ironica, del valore dell’arte teatrale nel mondo, in tempi di crisi economica e culturale. (Massimiliano Pacifico)
Titolo originale: Non mi avete convinto – Pietro Ingrao, un eretico; Regia: Filippo Vendemmiati; Sceneggiatura: Filippo Vendemmiati; Fotografia: Simone Marchi; Montaggio: Simone Marchi; Musiche: Tètes De Bois; Interpreti: Pietro Ingrao, Giulia Ingrao, Giacomo Tanghellini, Marta Gilmore; Produzione: Tomatodoc&Film; Origine: Italia.; Anno: 2012; Colore:C ; Durata: 75′; Genere: Documentario; Distribuzione: Cinecittà Luce; Premi/Festival: Presentato in concorso alla nona edizione delle Giornate degli autori (Venice Days), all’interno della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia 2012.
TRAMA: Il lungo viaggio nel Novecento di Pietro Ingrao, la sua lezione di vita e di passione come modello per una riflessione su utopie e verità difficili che diventano interrogativi e questioni aperte. Un altro modo di raccontare l’Italia.
LA CRITICA
‘Non vorrei parlare troppo, fatemi domande‘. Pietro Ingrao non è certo persona che accetta di essere il protagonista di un documentario senza chiedere all’interlocutore qualcosa in cambio, un’attenzione partecipata, viva e sincera. E’ rivoluzionario anche in questo Ingrao, rappresentante di spicco del Partito Comunista e figura culturale di rilievo nella storia italiana del Dopoguerra a cui il giornalista della Rai, Filippo Vendemmiati, ha dedicato Non mi avete convinto – Pietro Ingrao, un eretico, presentato alla 69.ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione Giornate degli Autori. Quello dell’autore del celebrato È stato morto un ragazzo, dedicato alla tragica storia di Federico Aldrovandi, è un lavoro non innovativo dal punto di vista stilistico (interviste ed immagini sono montate con la musica dei Tetes de Bois in maniera pulita e senza fronzoli), che però riesce a restituire tutta la complessità dell’uomo Ingrao, diffidente verso la norma, anarchico, rivoluzionario, per nulla innamorato del potere, capace di dire ‘No’ al PCI in anni in cui il dissenso veniva interpretato come un tradimento. Pietro Ingrao è stato un politico atipico e Vendemmiati ne restituisce appieno la figura recuperando alcune registrazioni inedite di grande impatto emotivo, come il discorso da Presidente della Camera in occasione del quinto anniversario della strage di Piazza della Loggia a Brescia o la toccante conferenza tenuta davanti ai giovani del Firenze Social Forum nel novembre del 2002.
Senza dimenticare alcuni momenti chiave della propria storia di comunista, come l’ultimo congresso del PCI a Rimini nel 1991. Dal documentario emerge la figura di un uomo dalle forti passioni: quella per il cinema dell’adorato Charles Chaplin, del Roberto Rossellinidi Paisà o del Vittorio De Sica di Ladri di Biciclette. E soprattutto per la compagna di vita Carla, che lo sposò dopo essere stata impudicamente corteggiata da quel ‘ragazzaccio’. Provato, com’è naturale che sia, dal passare del tempo, Ingrao resta scontroso e burbero, ma profondamente affettivo come più volte ribadito dalla sorella Giulia, dolcissima testimone delle grandi qualità del fratello, unico della famiglia a visitarla quando da bimba si ammalò di tifo, per portarle un sorso d’acqua. ‘Non diceva niente, il suo era solo un movimento bellissimo‘, racconta la donna che si è espressa anche sui ‘tormenti’ politici di Pietro. ‘Quando dissentì dalla linea del partito respirai perché in quel momento era lui. Aveva ripreso la sua identità‘, conclude. Testimone del ‘900, il secolo terribile che ha attraversato tutto, Pietro Ingrao racconta poche cose importanti di sé, soffermandosi sull’aspetto che più di ogni altro lo ha differenziato da tutti gli altri compagni, quella pratica del dubbio che lo ha reso riconoscibile dai suoi elettori, ma lo ha anche isolato agli occhi di colleghi assidui frequentori del teatrino della politica. Troppo poco matto per essere davvero un utopista (sue parole), Ingrao resta a 97 anni il bambino che chiese al padre di portargli la luna e davanti al comprensibile rifiuto del padre decise di trasformare quel desiderio in una ragione di vita, cambiando il mondo per sconfiggere gli sfruttatori. (Francesca Fiorentino, Movieplayer.it, 7 settembre 2012)
Titolo originale: Italy: love it or leave it; Regia: Gustav Hofer, Luca Ragazzi; Sceneggiatura: Gustav Hofer, Luca Ragazzi; Interpreti: Gustav Hofer, Luca Ragazzi; Produzione: Hiq productions, NDR– Arte, WDR, Raitre; Origine: Italia; Anno: 2011; Colore: C; Durata: 75′;Genere: Documentario.
TRAMA: Dopo aver ricevuto la notifica di sfratto del loro appartamento, l’altoatesino Gustav e il romano Luca sono davanti ad un bivio: se il primo è deciso a lasciare la Capitale per la più civile Berlino, il secondo vorrebbe rimanere in Italia, convinto com’è che sia ancora un paese da amare e in cui poter vivere. Prima di prendere una decisione tanto importante, la coppia si dà sei mesi di tempo per conoscere meglio e mettere sul piatto della bilancia contraddizioni e punti di forza di una Nazione che percorreranno in lungo e in largo a bordo di una vecchia Cinquecento.
LA CRITICA
Documentaristi già noti per l’interessante Improvvisamente, l’inverno scorso (2007), film sui DICO che è stato un piccolo grande caso all’interno del non sempre esaltante panorama del cinema d’informazione italiano, Gustav Hofer e Luca Ragazzi passano in rassegna i simboli usurati di un Paese allo sfascio, legato sì ad un passato glorioso, ma contraddetto in tutto da un presente quanto mai incerto che non fa sperare in nessun futuro. Iniziando a raccontare dai lavoratori della Fiat in cassa integrazione a quelli della Bialetti, questo svelto docu-trip conduce con ironia e solo apparente leggerezza un’indagine che va oltre la tirata politica per mettere in luce situazioni apparentemente insanabili intorno alle quali cominciano a generarsi reazioni, opposizioni, forze contrarie derivanti da una profonda e diffusa indignazione. A bordo della vettura che è stata il simbolo del miracolo economico, Gustav e Luca raggiungono la Rosarno degli immigrati-schiavi impegnati nella raccolta degli agrumi, la Napoli della spazzatura, gli ecomostri di Giarre in provincia di Catania fino alla Predappio dei nostalgici di Mussolini; tra i momenti più densi e toccanti l’incontro con l’imprenditore Ignazio Cutrò, che dopo aver denunciato la mafia si trova emarginato da cittadini e istituzioni.
Non è un film contro Berlusconi, come potrebbero portare a credere alcune sequenze ad effetto a lui dedicate, quanto il tentativo di ritrarre una Terra saccheggiata nell’intimo da un più vasto atteggiamento negativamente truffaldino che ha le sue radici in decenni di malcostume prima privato-sociale e poi pubblico-politico. Per lo scrittore Andrea Camilleri alle attuali contingenze c’è il dovere per ogni italiano di restare sul posto, qualsiasi tipo di abbandono consisterebbe, infatti, in nient’altro che in una diserzione. Non immune da qualche faziosità, Italy: love it or, leave it ha il buon merito di fornire una tiepida speranza. (Marco Chiani, Mymovies.it,)