Sono passati 9 anni dalla prima edizione dell’IndieRocket Festival. Era il 2004 quando al Pattinodromo dei Gesuiti ha preso forma la prima edizione di un evento che ha raccolto nel corso degli anni più di 40.000 presenze. Un lungo percorso fatto di sacrifici e grandi soddisfazioni, attraverso l’utilizzo degli spazi più disparati nel comprensorio pescarese, dal Palazzotto dello sport di Via Rigopiano, all’Ex Cofa, dal Parco delle Piscine Le Naiadi al Parco dell’ex Caserma Di Cocco, forse la più amata dal pubblico del festival, che in soli due anni (2009/2010) ha raddoppiato le sue presenze, sapendo puntare su una location mozzafiato, creando un un’atmosfera intima, calda e raccolta, nonostante i grandi spazi a disposizione. L’IRF è diventato un appuntamento conosciuto ed amato, tanto in città quanto a livello nazionale, “una manifestazione che ha creato dal nulla occasioni di crescita professionale ed umana per centinaia di persone e decine di imprese che ruotano attorno al mondo dello spettacolo. Una rassegna che ha dato lavoro ad una moltitudine di artisti, cantanti, musicisti, addetti ai service, persone che allestiscono palcoscenici, scenografi, elettricisti, tecnici del suono, operai, alle decine di imprese che si sono occupate degli ingaggi. Un Festival che si è tradotto in un’operazione di marketing turistico per la città di Pescara e la regione Abruzzo garantendo migliaia di presenze nei locali, nei negozi, negli alberghi e sulle spiagge della nostra costa (cit. illustre, un premio a chi riconosce la fonte)”. Un percorso che ci ha condotto oggi alla costituzione di una nuova associazione culturale: l’Associazione Culturale IndieRocket. Un’associazione nuova con una storia che va avanti da quasi dieci anni e che proprio nel 2012 alla vigilia del suo decimo anno di attività ha scelto di riunirsi in un nuovo gruppo che si occuperà di organizzare il festival e gli eventi collaterali ad esso connessi. Se amate la buona musica, in tutte le sue più svariate declinazioni, dal folk al rock passando per l’elettronica contaminata, veniteci a trovare, diventate soci dell’associazione. Il pubblico del festival si fa promotore delle prossime edizioni dell’evento.
Fai il tuo festival! Costruisci insieme a noi la X edizione dell’IndieRocket Festival.
Si esibiranno sul palco della Lampara i neozelandesi …
ORCHESTRA OF SPHERES
La prima volta che ho sentito parlare dell’ “Orchestra di Sfere” è stato grazie a Brian Shimkovitz (aka Awesome Tapes From Africa) ne tesseva lodi smisurate e descriveva il loro live come uno dei migliori degli ultimi anni. Siamo su un terreno “weird” e “afro-beat” o forse sarebbe meglio dire “tasman-beat” visto che i nostri arrivano dalla “Terra dalla lunga nuvola bianca” scoperta da Tasman e Coock qualche secolo fa, la Nuova Zelanda.
Orchestra Of Spheres sono la punta di diamante della scena underground di Wellington – più che la provincia direi la periferia (paradisiaca) del mondo a noi noto. Dalla Frederick Street Sound and Light Exploration Society all’All Tomorrow’s’ Party, dove, non a caso, Caribou li ha fortemente voluti nell’edizione da lui curata, ovviamente anche lui dopo averli visti dal vivo.
Una reputazione di selvaggi animali da palco e house party costruita nel tempo grazie alle loro performance. Nonagonic Now, primo album per Fire Records (in realtà una riedizione di un lavoro autoprodotto edito dalla la comune di cui sopra) e ascoltabile sul loro bandcamp, porta in dote 45 minuti di groove alieno, poliritmie africane, voodoo marcio, funk bianco deformato e dall’attitudine spacey, elettroniche d’accatto, percussività incessante ed eclettica, gamelan indonesiani, tradizionali del Borneo e tutto ciò che vi può venire in mente – frullato insieme – dai 23 Skidoo ai Rapture lo ritroverete miscelato in varie dosi nei 10 pezzi dell’album, con in più una capacità teatrale non indifferente. Dopotutto da quattro schizzati che si chiamano Mos Iocoss, Baba Rossa, Jemi Hemi Mandala e E = MC303 e che suonano, tra le altre cose, theremin, gamelan, biscuit tin guitar, electric bass carillion, sexmouse marimba (?!), il minimo che ci si può aspettare è un sabba di “ancient future funk” gioioso, giocoso, nonsense e spastico. Terribilmente accattivante, mosso com’è alla ricerca della “spontaneous symmetry in sound”. (liberamente tratto da Stefano Pifferi – Sentireascoltare)
CIVIL CIVIC
Protagonisti indiscussi dell’ultima edizione dell’IndieRocket Festival, i Civil Civic sono Aaron Cupples e Ben Green, smanettoni australiani trapiantati in Inghilterra e Spagna. Le loro composizioni mischiano math rock, post-punk, prog ed elettronica in chiave stumentale e disco noise. Per questi terroristi della composizione binaria si sono tirati in ballo nomi illustri come Lightning Bolt, Sonic Youth, Joy Division e Death From Above 1979, ma anche Holy Fuck e Hüsker Dü, Crystal Castles e Max Tundra. A detta di molti il loro esordio Rules, dello scorso novembre, è “una delle uscite più interessanti dell’anno; energico ed atipico connubio di no wave, pop, noise ed elettronica dance” (Stordisco). Il loro combo strumentale di chitarra, synth e drum-machine sfida tutte le aspettative di genere essendo profondamente, irriducibilmente accattivante e ascoltabile. Evitando di usare la voce per dare spazio per le loro crescenti distorsioni crescenti, i Civil Civic respingono l’idea di front man e hanno invece creato ‘The Box‘. In parte diabolica drum machine, in parte light-show, tutto road-case, “La Scatola” completa il trittico Uomo-Macchina. Sembra che con il loro arsenale di macabra melodia, rumore, bit furbi e teppisti, siano determinati a consolidare la loro reputazione di migliore party band esistente! a qualunque costo, anche sacrificando se stessi, la musica o l’umanità in generale.